Granato 2000 Foradori. Il Teroldego infinito. L’abbiamo abbinato con…
di Antonio Carullo
Nel 1986 da una vecchia vigna a pergola vengono prodotte le prime bottiglie di Granato.
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Il Teroldego , storicamente negli ultimi quaranta anni, salvo poche eccezioni, è stato considerato un vino “rude” da abbinare a un certo tipo di cucina montana, tradizionalmente sostanziosa e ricca di grassi animali.
Si conferma un vitigno molto sensibile a qualsiasi – seppure minima – deviazione da quello che è l’andamento ottimale dell’annata.
In altre parole, basta poco, a volte pochissimo, perché il vino, da potenzialmente pieno, completo e soprattutto maturo, diventi invece acerbo e carente nella struttura tannica, pur conservando spinta e volume.
Allo stesso tempo, se è vero che in gioventù fatica a concedersi, è altrettanto vero che il Granato sembra avere nei dieci anni – con alcune eccezioni – l’arco massimo e ottimale del suo sviluppo.
Di questo vitigno pochi anni fa si producevano quantità elevate per ettaro, per cui il vino era povero di estratti, mancava di struttura e capacità di invecchiamento.
Di ben altra considerazione godeva il Teroldego 100 anni fa, quando ,Edmund Mach, incaricato di fondare e dirigere l’istituto di San Michele all’Adige, si adopera in ogni modo per rivalutare i vitigni locali e creare i presupposti per una produzione di qualità.
Il Granato, e più in generale il Teroldego, è un vino difficile da inquadrare e da valutare, sia per la sua naturale predisposizione ad una scontrosa esuberanza in gioventù (che a volte può ingannare sul reale potenziale del vino e dell’annata) sia per un’impostazione organolettica meno in sintonia rispetto ad altri vitigni
GRANATO 2000 FORADORI Aprendolo con cura, a poco a poco , offre sensazioni uniche di perfetta evoluzione pur mostrando i suoi 18 anni e dopo aver trascorso qualche ora nel bicchiere dona grande soddisfazione.
Il colore è rubino con riflessi di sprint, al naso risulta pulito di viola appassita, frutta rossa sotto spirito, variegate note terziarie di humus, fungo ed eucalipto, cioccolato fondente e thè nero.
Mi sorprende la beva che, oltre all’aspettata morbidezza, mette in luce una materia ancora viva di frutto e spezie, sapori di terra in un finale trionfante.
L’italia degl’autoctoni e dei grandi vini!
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L’ABBINAMENTO: L’abbiamo abbinato ad un filetto di maialino lardellato, funghi porcini (Boletus Edulis) e cipollotto caramellato. Esplosivo al palato!