Dettori Bianco Romangia 2002, un bianco che rispecchia la sua origine

di Antonio Carullo

Alessandro Dettori e la terra di Badde Nigolosu, un binomio indissolubile e viscerale perchè, lo scrive lo stesso Alessandro, senza quel territorio la loro attività vitivinicola non avrebbe un senso, non esisterebbe.

Qui regna l’alberello sardo che punta le sue radici all’interno di un terreno prettamente calcareo, bianco, che fa da sfondo, oltre che alla vite che lotta contro il maestrale, ad una vegetazione composta da oliveti, fichi d’India, e macchia mediterranea. Una zona particolarmente vocata che è sempre stata a cuore al padre e al nonno di Alessandro, che ne hanno preservato l’identità. Ma non solo, hanno anche trasmesso ad Alessandro l’amore e il rispetto per la loro terra.

Parlare dei vini di Dettori può rivelarsi un’impresa piuttosto ardua tanto che gli interventi sia in vigna che in cantina sono limitati al minimo.

Per quanto riguarda la vinificazione, i mosti delle Tenute Dettori vengono tutti vinificati allo stesso modo, in piccole vasche di cemento, da uve diraspate ma non pigiate, che macerano solitamente tra i due e i sei giorni. Questo vale anche per il Dettori Bianco, elaborato con Vermentino in purezza, tranne che per l’annata 2002 (quella degustata in questione), le cui uve sono state volutamente non diraspate.

Dettori Bianco Romangia 2002 E’ Vino di grande solarità, bellissimo nella sua espressione di così tante e varie sfaccettature. E’ proprio con l’annata 2002 che Alessandro apre le danze. Un’annata ballerina, caratterizzata da condizioni climatiche piovose. Condizioni difficili quindi, che in altre circostanze e altri luoghi sarebbero risultate penalizzanti, ma che in quella terra, baciata dal sole e spazzata dallo scirocco, non tolgono nulla al vino

Il Colore è affascinante e singolare, mostra i suoi anni di evoluzione (16 anni dalla vendemmia) ma non flette per vivacità e lucentezza. Qui la certezza di essere di fronte ad un’annata super c’è sempre stata e il bicchiere non mi smentisce: il mix di erbe aromatiche e macchia mediterranea offre un profilo olfattivo ampio e accogliente, mai monocorde, mai scontato. Il tempo nel bicchiere è galantuomo e il vino comincia a incalzare su profumi piacevoli di zenzero candito e fiori di camomilla e ginestra. Per due ore  è davvero un bell’ annusare. La bocca è larga e carnosa, la spinta acida discreta con la sapidità che interviene a sostegno. Un vino che tocca le corde della sensibilità, davvero in una fase splendida!