“La Pietra” Tenute del Cabreo: Supertuscan Bianco che ricorda la Borgogna ma con una distintiva nota Toscana.

“La Pietra” Tenute del Cabreo: Supertuscan Bianco che ricorda la Borgogna ma con una distintiva nota Toscana.

La Pietra Chardonnay è il primo Supertuscan bianco, decano della nuova enologia toscana che
interpreta una tipologia di gusto internazionale legata fortemente al territorio a cavallo degli anni
’70 e primi anni ’80.
Mentre in questo periodo le grandi famiglie del vino toscane concentrano la loro attenzione sui
Supertuscan da uve rosse internazionali, Ambrogio Folonari decide di sperimentare lo Chardonnay
convinto che, attraverso la fermentazione e la maturazione in legno, si possa realizzare un grande
vino adatto ai lunghi affinamenti.


Il nome La Pietra fa riferimento alla natura geologica prevalentemente marnoso argillosa che conferisce
sapidità e mineralità al vino, rendendolo un bianco unico nel panorama vitivinicolo toscano.
La Pietra è ottenuto esclusivamente da uve Chardonnay le cui barbatelle di origine borgognona sono
state piantate nella tenuta di Casa di Sala a Panzano in Chianti all’interno delle Tenute del Cabreo
all’inizio degli anni ’80 da Ambrogio Folonari: per esaltare le caratteristiche dello Chardonnay, è stato
scelto un metodo di allevamento della vite a Guyot che consente di ottenere una maturazione più
omogenea e una maggiore freschezza delle uve. Al fine di salvaguardare la freschezza si tende anche
ad anticipare la vendemmia nelle prime settimane di agosto, concentrando le attività nelle prime ore
del mattino. La raccolta e la selezione dei grappoli vengono effettuate rigorosamente a mano e, all’arrivo
in cantina, le uve vengono subito raffreddate, protette dall’ossigeno e sottoposte a pressatura soffice e
decantazione a freddo per 24 ore. Negli ultimi anni è stata, inoltre, introdotta una prima fermentazione in
acciaio che permette un controllo più accurato delle temperature preservando gli aromi floreali primari.
La Pietra prosegue poi la fermentazione in tonneau di rovere francese da 5 hl (50% nuove e 50% di secondo e terzo passaggio) dove resterà anche per la maturazione scandita dal bâtonnage. Questa operazione consente di mantenere in sospensione le fecce fini e rendere più intenso e complesso questo
vino, legandolo ancora di più alla propria origine ed esaltandone quindi la territorialità. Il risultato è uno
Chardonnay avvolgente con forti note floreali e un’importante salinità che ricorda la Borgogna ma con una distintiva nota toscana.

La prima annata di La Pietra Chardonnay IGT toscana risale al 1983 e tutte le annate seguenti, tra cui
spiccano la 1990, 2001 e 2007, sono conservate nel caveau della tenuta di Nozzole insieme alle
annate storiche degli altri grandi cru della Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute. Una collezione
che rappresenta uno spaccato dell’evoluzione enologica avvenuta in Toscana negli ultimi 50 anni, un
patrimonio di oltre 40.000 bottiglie che racconta la storia della Famiglia Folonari e, in particolare, di
Ambrogio, fondatore dell’azienda e di Giovanni, suo figlio e attuale Presidente.
La Pietra Chardonnay IGT Toscana è un vino che si esalta dopo una lunga permanenza in bottiglia
grazie alla notevole acidità e alla potente struttura sensoriale caratterizzata da note di camomilla,
miele d’acacia, fiori di ginestra, finocchietto selvatico e ad una piacevole nota agrumata che si
evolvono negli anni.


La Pietra 2018, attualmente in commercio, è frutto di un’annata fresca e piovosa ed è caratterizzato
da un’ottima rotondità con aromi di ginestra, pesche bianche, mele mature, vaniglia e agrumi.
L’annata 2019 è stata più calda e porterà in bottiglia una forte cremosità con alternanza di
sensazioni dolci e fresche: note di nocciola e burro affiancate da cedro e limone.
Un grande vino bianco che accompagna importanti preparazioni della tradizione toscana e italiana
come carni bianche, coniglio, anatra, pesce in umido ma, grazie alla sua freschezza e mineralità, La
Pietra Chardonnay è perfetto anche in affiancamento a un crudité di pesce per una cena estiva o in
occasione di un aperitivo con ostriche in riva al mare


Vinchio Vaglio: Ricercatezza e vigne storiche nella culla della Barbera D’Asti

Vinchio Vaglio: Ricercatezza e vigne storiche nella culla della Barbera D’Asti


La Cantina Cooperativa costituita il 26 febbraio 1959 da 19 viticoltori di Vinchio e Vaglio Serra, annovera attualmente 192 soci conferenti, proprietari e conduttori di circa 450 ettari di vigneto in coltura specializzata.

I vigneti dei soci si estendono prevalentemente nei comuni di Vinchio e Vaglio Serra e, in parte più limitata, nei comuni limitrofi. Gran parte di essi si affaccia su pendii molto ripidi, cosa che rende la loro lavorazione particolarmente ardua ma offre il vantaggio di esposizioni ottimali, che fronteggiano il sole nell’arco dell’intera giornata, garantendo ai grappoli un elevato tenore zuccherino che, insieme alla particolare composizione minerale dei terreni, garantisce quelle caratteristiche peculiari tipiche dei vini di eccelsa qualità.

Il Progetto Vigne Vecchie per salvaguardare i vigneti storici

Consapevole che la loro esistenza è messa a repentaglio dai nuovi e più produttivi impianti, la Cantina vara un programma che punta sulla qualità, capace di compensare l’esiguità delle uve prodotte. Ispirato da Giuliano Noèuno dei padri nobili della Barbera, nasce il progetto ‘Vigne Vecchie’, una Barbera d’Asti frutto della selezione di uve raccolte in vigneti con oltre 50 anni di vita

Si individuano i vigneti più vocati, nella cui gestione l’azienda affianca il viticoltore, fino al momento della vendemmia, effettuata in maniera tradizionale, con cassette traforate che preservano l’integrità dell’acino. Le uve vengono scaricate manualmente, cassetta dopo cassetta, in una linea dedicata. La successiva macerazione sulle bucce per diversi giorni permette il rilascio graduale del colore e dei profumi tipici di un grande vino. L’affinamento in barrique, sotto costante controllo enologico, completa il processo di maturazione.

Selezioni di Barbera: Struttura, eleganza e personalità

I vini provenienti dai vigneti selezionati raccontano le caratteristiche del proprio terroir e rispecchiano in modo unico le eccellenze che hanno fatto la storia della cantina.

Ho degustato Vigne Vecchie 2017, Laudana 2016 e Vigne Vecchie 50° 2019

Vigne Vecchie Barbera D’Asti Superiore 2017

Si palesa nel calice con colore rubino intenso, quasi impenetrabile. La prima olfazione stordisce per intensità e ampiezza, regalando dapprima una ciliegia carnosa e matura, poi in successione note terrose e folate balsamiche. Ha il pregio di offrirsi in maniera spontanea e vitale, anche al sorso, dove si ha l’impressione di un vino tridimensionale, che riesce ad emozionare per la sua lunga persistenza gustativa. Una bottiglia con cui la cantina Vinchio Vaglio conferma la propria vocazione nel declinare un vitigno tradizionale della viticoltura piemontese, la Barbera

Vinchio Vaglio Laudana Nizza Docg Riserva 2016

Si presenta alla vista con un colore tipicamente rubino, molto concentrato. I profumi che avvolgono il naso raccontano sensazioni principalmente fruttate, che si arricchiscono di note di spezie dolci. All’assaggio è di buon corpo, con un ottimo equilibrio, derivante da un sorso in cui i tannini risultano finemente integrati; chiude con un finale caratterizzato da un retrogusto particolarmente fruttato. 

Vinchio Vaglio Vigne Vecchie 50° Barbera D’asti 2019

E’ un vino Scattante, che esprime il meglio dei suoi aromi varietali e della sua vivace fragranza in gioventù. Il colore è rosso rubino intenso con riflessi purpurei. Al naso sprigiona aromi intensi di frutta rossa matura, confettura di frutti di bosco, sentori speziati e pepe nero. Il sorso è caratterizzato da una grande energia, pieno e croccante. Chiude su note sapide ravvivate da una vivace freschezza.


Sicilia Doc Discovery Grillo: Vitigno mai noioso dall’anima isolana

Sicilia Doc Discovery Grillo: Vitigno mai noioso dall’anima isolana

Qualche numero sul Grillo 2021

“I risultati complessivi del Grillo nel 2021 – commenta Antonio Rallo, presidente del Consorzio Vini Doc Siciliasono più che soddisfacenti. Il Grillo si distingue tra le oltre 70 varietà autoctone della regione e si distingue sicuramente tra i vitigni che hanno conosciuto maggiore crescita negli ultimi anni, in virtù di caratteristiche qualitative e di versatilità uniche: per profumi, struttura e vivacità. Sia sui mercati nazionali che su quelli internazionali possiamo definirlo un vero e proprio caso di successo”.



Doc Sicilia: Grillo, incrocio tra due vitigni quali Cataratto e Zibibbo

Circa 150 anni di età, ibrido tra Catarratto e Zibibbo, la sua coltivazione comincia ad espandersi da Trapani a Messina; nel 1976 è quello che più sta popolando la regione. Sale e scende in produzione, oggi risale fino a passare gli 8 mila ettari, risultando di straordinaria versatilità e coniugazione in diverse tipologie quali spumante, passito, superiore, riserva, etc.

Dalla scienza arriva la conferma: indagini genetiche dimostrano che il Grillo è frutto di un incrocio tra Catarratto bianco e Zibibbo o Moscato di Alessandria

Doc Sicilia: masterclass sul Grillo dedicata alla Stampa Nazionale

I 6 Ambienti in Sicilia dove viene Prodotto il Grillo

La porzione settentrionale dell’Isola risulta prevalentemente montuosa, costituendo l’ideale continuazione della catena appenninica. A partire dai Peloritani, predominano le rocce metamorfiche paleozoiche, con coperture sedimentarie prevalentemente calcaree e argilloso calcaree che si susseguono fino ai rilievi che occupano la porzione nord-occidentale dell’Isola

La porzione sud-orientale dell’Isola è occupata dal Tavolato Ibleo caratterizzato da un robusto zoccolo carbonatico da cui emergono piccoli vulcani.

Sono presenti: terre rosse mediterranee con tessitura franco-sabbiosa che danno vita a vini di media corposità, con buon equilibrio gustativo e ricchezza terpenica e terreni calcarei bianchi con matrice argillosa che consentono maturazione e freschezza gustativa

La porzione centro-meridionale e sud-occidentale della Sicilia è prevalentemente collinare, con formazioni argillose, marmose e gessoso-solfifere. Tra le vette maggiori si ricordano Monte Cammarata (1.578 m s.l.m.),Monte Zimmara e Monte Altesina

La porzione occidentale settentrionale, di piatta forma carbonatica, si sviluppa nelle aree pianeggianti dei terrazzi marini calcarenitici ,nella roccia sedimentaria marina di colore rosso per la presenza di ossidi di ferro, nei calcari marnosi dell’entroterra costiero che va da Palermo a Trapani e nei rilievi collinari. L’area presenta frazioni di argilla e limo anche abbastanza presenti. Tra gli altri suoli anche le terre rosse mediterranee

La degustazione dei 6 Grillo provenienti da ogni singolo ambiente di produzione

È stato interessante, a questo proposito, percorrere un giro di Grillo di Sicilia attraversando province e sobbalzando tra terroir differenti attraverso la lettura oculata dell’enologa Lorenza Scianna durante un focus della Doc Sicilia. Ha fornito uno sguardo piuttosto ampio sulla situazione generale della regione attraverso l’assaggio di alcune etichette. Etichette molto diverse tra loro in prestazioni e sensazioni degustative, ma congiunte da fili comuni.